Nell'ambito della giornata per la Pace, svoltasi il 1 gennaio 2017 a Cesena, Enrica Signorini ha avuto l'occasione di raccontare la sua esperienza. Enrica, nata e cresciuta a Cesena, ha scelto di seguire la spiritualità del Movimento dei Focolari come focolarina a vita comune. Ha vissuto molti anni in un focolare in Siberia e da qualche anno vive nel focolare del Cairo. Ecco così il testo della sua esperienza: "Quando si pensa all'Egitto vengono alla mente eventi non tanto positivi ma io vorrei oggi darvi un'altra testimonianza.

Il Movimento dei focolari è presente da più di 30 anni in Egitto, ed è impegnato secondo la spiritualità che lo anima a vivere e diffondere, insieme a tutta la Chiesa, lo spirito di fraternità e unità che Gesù ha portato sulla terra. Lo facciamo cominciando da noi cristiani che in Egitto siamo di diverse Chiese e poi anche con i musulmani che sono la maggioranza.

Con lo scoppio degli scontri armati in piazza Tahrir nel 2011, ci siamo chiesti cosa potevamo fare noi, in questa situazione, perche tutti volevamo la pace!

Sono nate cosi diverse iniziative concrete.

Una di queste, di cui vorrei parlarvi è il Progetto Living Peace: (vivere la pace) lanciato al Cairo 4 anni fa.  Chi di noi era impegnato nella scuola ha sentito quanto fosse importante cominciare sin da piccoli ad educare alla pace. Così abbiamo diffuso nelle nostre classi l'idea semplice di un dado da lanciare regolarmente, sulle cui facce è scritto un motto diverso per il giorno: amare tutti, ascoltare l'altro, perdonarsi a vicenda, amare per primi... e molti di voi lo conoscono. Sono valori cristiani ma condivisibili anche dai musulmani (vedi Regola d'oro presente in tutte le religioni) 

Cosi gli alunni, gli insegnanti, il direttore, al di la della loro appartenenza religiosa, hanno cominciato a mettere in pratica i motti scritti sul dado, in classe, scoprendo che una frase cosi semplice, se vissuta veramente, poteva portare un cambiamento profondo nelle persone e nell'ambiente circostante. Un'insegnante, che stava passando un momento difficile nella sua vita, ci ha confidato che questo modo di vivere aveva cambiato piano piano non solo il suo metodo di insegnamento, ma anche la sua persona: dava più spazio ai ragazzi per esprimersi, si interessava alle loro situazioni difficili, imparando lei stessa ad essere piu tollerante. Ciò ha creato un clima sereno che ha dato ai bambini la possibilità non solo di vivere valori come il rispetto, l'accoglienza reciproca, il perdono...ma anche di favorire un rendimento scolastico migliore. Oltre a questo, ogni giorno alle 12:00 si è cominciato a fare un time-out per la pace, cioè un minuto di silenzio o di preghiera per ricordarsi quanto la pace sia importante.

I bambini nella loro purezza e semplicità sono stati i protagonisti assoluti di questo “gioco”, si trattava di una vera e propria gara a chi faceva piu' esperienze di pace, infatti i bambini dovevano raccontare come e quando avevano vissuto il motto. In questa gara, inoltre, coinvolgevano anche i loro amici e le loro famiglie, non si possono contare i workshop di musica, canto, le attività creative, le iniziative più varie per la pace a cui loro stessi con l'aiuto degli adulti hanno dato vita! Ma anche i ragazzi e giovani hanno sentito di impegnarsi a fondo per la pace divenendone i promotori anche nel loro tempo libero e lavorando in progetti concreti assieme ad altre associazioni. Al Cairo, un'attività  che li ha visti partecipi  è stata quella per es. di animare con danze e canti una cena per la festa del Ramadan, che ha visto la partecipazione di 500 persone tra cristiani e musulmani. Quest’anno 87 tra bambini, ragazzi e giovani del Living Peace sono stati nominati “Giovani Ambasciatori di Pace” dal Circolo Mondiale degli Ambasciatori di Pace che ha sede a Ginevra.  Tra loro, Omar, giovane musulmano egiziano, impegnato 

con la sua corale e altre attività al Cairo, ha anche ricevuto dalla Schengen Peace Foundation il Premio della Pace di Lussemburgo per la sua forte testimonianza. 

Notiamo che questo progetto, partito da un piccolo seme ha preso grandi dimensioni quando ha coinvolto tante altre scuole, associazioni e persone che unite dallo stesso ideale di pace hanno fatto rete, diventando cosi più incisivi. Living peace si è diffuso nel giro di pochi anni infatti non solo nelle scuole dell'Egitto ma anche in altri paesi. Attualmente sono circa 200.000 tra bambini, adolescenti e giovani appartenenti alla rete del Living Peace International nei 5 continenti. 800 sono le scuole, i gruppi, le associazioni e organizzazioni internazionali coinvolti. La rete del progetto si è stesa in più di 100 paesi e quest’anno per la prima volta stanno partecipando giovani di Afghanistan, Mongolia e Nepal. Ma anche gruppi parrocchiali, orchestre giovanili, corali si sono lanciate in questo progetto per la pace. In una parrocchia in Portogallo 80 giovani fanno parte del progetto e per questo Nataleognuno di loro ha preparato un dado della pace per un amico con delle frasi scelte apposta per lui. Il lavoro di sinergia con 39 organizzazioni internazionali impegnate a lavorare insieme a Living Peace è un'esperienza tanto bella, ricca, che ci apre nuovi orizzonti e crea nuovi progetti di pace da realizzare insieme. Con la alla Goy Peace Foundation (Giappone) si è creata la Conferenza Mondiale dei Giovani per la pace grazie alla quale 500 giovani di tutto il mondo ogni 2 mesi si scambiano on line le loro esperienze per 2 ore.

In Africa, due organizzazioni di Pace (in Sierra Leone e R.D. del Congo) stanno diffondendo il progetto ad un grandissimo numero di scuole in mezzo alla foresta tropicale. E quante altre organizzazioni in America Latina e Medio Oriente stanno pure lavorando insieme a noi per diffondere la cultura della pace! La Caritas in Giordania, per esempio, ha appena stampato 10.000 dadi della Pace in arabo da distribuire in molte scuole della capitale, Amman e in Paraguay, il governo ha istituzionalizzato il Progetto offrendolo a tutte le scuole del paese. 

Questo impegno per la pace pero' ci vede attivi anche nel campo sociale, una delle esigenze che abbiamo sempre sentito è stata infatti quella di rispondere alle necessità concrete della gente attorno a noi.   Restituire dignità ad ogni persona è il primo mattone per costruire una società più giusta e in pace. Ci siamo accorti quanto è importante per i giovani prendere coscienza dell'appartenenza al loro paese, scoprire le proprie radici, per divenire protagonisti di un futuro migliore. Abbiamo dato vita così all'associazione Koz kazah che in arabo vuol dire "arcobaleno" con lo scopo di fare varie iniziative in favore dei giovani e dei bambini. Sono stati realizzati: murales artistici  della città con messaggi di pace e di speranza per il futuro, poi corsi di storia e cultura egiziana ai bambini che non hanno normalmente la possibilità di andare a scuola, vari laboratori di artigianato locale, corsi di lingue...All'inizio non è stato semplice superare la diffidenza delle famiglie di questi bambini che essendo in maggioranza musulmani non capivano le intenzioni di noi cristiani...ma l'entusiasmo dei bambini e il nostro atteggiamento rispettoso e gratuito nei loro confronti, ha attirato l'attenzione delle mamme che poco a poco hanno voluto dare una mano e partecipare a queste iniziative.

Le donne hanno cominciato a togliersi il velo in nostra presenza perche' si sentivano al sicuro e hanno cominciato anche a chiedere che si facessero attivita' per loro. Cosi sono cominciati laboratori di artigianato, corsi di igiene e economia domestica. 

Si sono fatti bazar di vestiti raccolti tra le nostre amiche perche' queste mamme potessero comprare abiti ad un prezzo piu' basso. In occasione di uno di questi bazar una di loro si e' accorta che non c'era nessun abito che potesse andare per un'altra mamma, sua amica, e cosi' e' andata a casa sua e ha tirato fuori dall'armadio due suoi vestiti per regalarglieli, nonostante anche lei ne avesse pochi. La sua gioia era grandissima quando il marito quello stesso giorno, senza sapere cosa lei aveva fatto, gli ha dato per la prima volta, dopo tanti anni di matrimonio, dei soldi proprio perche lei si comprasse un vestito, lei era profondamente toccata perche' come ci diceva, Dio l'aveva premiata per il suo gesto. 

L'esperienza che si vuole fare con queste attività' è un'esperienza di reciprocità, sentiamo come sia importante che tutti possiamo dare e ricevere e che anche queste donne possano fare l'esperienza di dare, perche' possiamo costruire insieme a loro qualcosa di nuovo e di valore per tutti.

Cosi, una volta, quando si parlava di questo, hanno espresso il desiderio di poter fare qualcosa per chi è più in necessità di loro. E' nata così l'idea di andare tutti, una volta alla settimana, ad aiutare le suore della Carita' (S. Teresa di Calcutta). Per loro era la prima volta vedere delle suore prendersi cura di persone moribonde, senza speranza, pur non conoscendole, cristiani e musulmani ne erano profondamente toccate. E cosi' si sono date subito da fare: chi a lavare le lenzuola a mano e chi si è messa a disposizione anche per aiutare a lavare i malati e, pensando che una donna musulmana non puo' toccare un corpo di un uomo se non è della famiglia, ci sembra che sia cominciata una piccola rivoluzione dell'amore...

Un ultimo gesto da parte loro che ci ha colpito è stato quando dopo l'attentato kamikaze in una chiesa che ha ucciso 25 persone, una di queste donne si è sentita in dovere di chiedere scusa a noi cristiani per quanto successo. Sentiamo che si tratta di piccoli gesti ma sono come sassi lanciati in un lago che danno origine ad un'onda che non si ferma e chissa' dove quest'onda di pace può arrivare.