lutto e dolore

In questo tempo tre miei colleghi di lavoro hanno perso chi la mamma chi il papà per il Coronavirus. Sentendoli telefonicamente per un saluto e per dirgli la mia vicinanza in questo momento di dolore, mi sono reso conto ancora di più del dramma che vivevano perchè, oltre alla perdita, si aggiungeva anche l’impossibilità di poter dare un ultimo saluto ai loro cari.

Questo rendeva per loro ancora più difficile accettare ed elaborare questo lutto. Con mia moglie ci siamo chiesti se potevamo fare qualcosa per loro. A Parma è tradizione consolidata e molto sentita, che le sere che precedono il funerale le persone si ritrovino nella parrocchia di appartenenza per recitare, insieme ai parenti, il Rosario. Per cui abbiamo pensato che potevamo proporre, coinvolgendo gli altri colleghi con i quali ci conosciamo da diversi anni, di recitare insieme il Rosario collegandoci insieme via Zoom. Vincendo un po' il rispetto umano ho proposto questa idea prima ai tre colleghi coinvolti che erano contenti di questa opportunità e poi ho cominciato a telefonare a tutti gli altri, cercando ci creare una catena che potesse coinvolgerne un numero più ampio, invitando anche quelli ormai in pensione.
La sera fissata per questo momento eravamo circa 25 persone collegate. Prima della recita del Rosario, nel presentare questo momento, ho detto che questo nasceva dal desiderio di condividere con questi amici la loro sofferenza e, insieme, volevamo dare un degno saluto a questi genitori che ci avevano lasciati, ringraziandoli per la loro vita, chiedendo per loro la gioia del Paradiso e chiedendo a loro protezione in questi tempi difficili certi di questo rapporto fra cielo e terra che per ogni credente è una realtà viva.
Poi abbiamo recitato insieme il Rosario. Alla fine un collega ha detto che per tanti questo è un tempo di guerra, ma lui sentiva che doveva essere un tempo di cura, in cui ognuno deve prendersi cura delle persone che gli stanno accanto e che questo momento di preghiera era proprio in quest’ottica della cura reciproca. Poi ha voluto leggerci una poesia di Pablo Neruda sull’amore molto bella.
Per ognuno è stata poi l’occasione per un saluto personale a questi colleghi colpiti dal lutto.
E’ stato un momento semplice ma di grande partecipazione. Alla fine la collega che ha perso la mamma ha detto che pur essendo isolati non si sentivano soli.
Successivamente mi sono arrivati diversi messaggi di ringraziamento. Ne riporto alcuni:
“E’ stato bellissimo e adesso sto piangendo come un bambino. Mi ha fatto piacere avere i miei amici intorno, grazie ancora ti abbraccio”
“Grazie Giuseppe per ieri sera, ci avete fatto un grande regalo, anche mio papà (ha perso la moglie ed era in quarantena isolato) era collegato attraverso il cellulare di mia figlia…. grazie davvero”
“Grazie Giuseppe, mi serviva una serata così, sai com’è con G. abbiamo praticamente passato tutta la vita insieme, e non posso nemmeno dargli un saluto decente, quindi grazie perché almeno sono riuscito a dire una preghiera, che proprio da solo non mi veniva”.
Questo piccolo segno di condivisione, cercando di superare i limiti imposti dal distanziamento sociale al quale siamo tutti soggetti, è stato per questo persone un momento importante, che sicuramente non gli ha tolto il dolore ma forse gli ha permesso di viverlo con maggior serenità non sentendosi soli.

Giuseppe e Agnese Ricci